Villalago è un borgo fortificato dalle origini antichissime, incastonato tra il lago naturale di Scanno e il laghetto artificiale di San Domenico, sulla cima del monte Aragoneta, in provincia de l’Aquila.

Il nome del paese, che attualmente conta circa 600 abitanti, deriva dal latino volgare “valle de lacu”, che indicava la presenza nella zona di nove laghi naturali, oggi per la maggior parte scomparsi.

La località abruzzese, stia ad un’altitudine di 920 metri, fa parte della Comunità Montana Peligna ed è iscritta al prestigioso circolo dei “Borghi più belli d’Italia“, titolo più che meritato per l’eccezionalità dei paesaggi architettonici e naturali.

L’area è oggi una delle mete turistiche più ambite della regione ed ha inoltre un grande valore religioso grazie alla presenza dell’arcaico eremo di San Domenico, meta d’eccezione di numerosi pellegrinaggi.

La sua posizione geografica privilegiata gli è valso l’appellativo di “borgo tra le acque”, caratterizzato da clima mite pur trovandosi in una zona di montagna.

La valle del Sagittario che ospita il comune di Villalago

La valle del Sagittario che ospita il comune di Villalago

La storia di Villalago

I primi insediamenti nella zona risalgono all’età preromana, anche se l’epigrafe più antica rinvenuta in zona risale al II secolo d.C.

Lo storico e antropologo abruzzese Antonio De Nino, segnalò sul finire del XIX secolo la presenza di porzioni di una “recinzione primitiva”, oggi purtroppo perdute, localizzandole nell’area ad est dell’abitato, chiamata Villa Vecchia.

Resti dell’insediamento arcaico come piccoli oggetti di terracotta, monete e manufatti vari e furono rinvenuti nei terrazzamenti agricoli allestiti in età moderna e tra le rocce sparse della frana del monte Genzana, che anticamente diede origine al lago di Scanno.

Vista la loro posizione di ritrovamento, gli studiosi suppongono che il primitivo agglomerato di Villalago appartenessero all’antica popolazione dei Peligni, che solevano insediarsi in zone di alta quota.

Le prime testimonianze storiche certe risalgono all’insediamento del dominio longobardo a seguito della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, quando il territorio dell’attuale Villalago fu annesso al ducato di Spoleto.

L’intera zona era organizzata in “ville”, insediamenti tipici dell’alto medioevo che poi vennero modificate in seguito al fenomeno dell’ ”incastellamento”, portato avanti dalle famiglie aristocratiche che nei secoli si insediarono nella zona detenendone il domino.

Tra la fine del X secolo e l’inizio del XI secolo d.C. San Domenico Abate abitò nel villaggio, dove costruì il santuario dedicato alla Trinità che oggi porta il suo nome. Su commissione dei conti di Valva San Domenico edificò anche il Monastero di San Pietro in Lago, i cui resti sono oggi localizzati a un chilometro circa dal centro del paese.

La particolarità storica di Villalago è quella di non essere stata ammessa ad alcun feudo specifico, sviluppandosi all’ombra del Monastero di San Pietro fino al XV secolo e ribellandosi nel XVI secolo ai conti Belprato di Anversa che tentarono di conquistare il villaggio.

Nel 1806 però, il paese perse lo status di “Università” faticosamente conquistato secoli addietro e piombò in un regime di dominazione feudale mai vissuto in precedenza.

I tipici soupport di Villalago

I tipici suppuort di Villalago

Villalago oggi

Oggi l’agglomerato urbano di Villalago si presenta con un centro antico incastonato tra dirupi e precipizi dal grande impatto visivo, in un gioco di illusioni ottiche che fanno apparire le case sul punto di scivolare via dalla montagna.
L’elemento architettonico distintivo dell’aera è il “suppuort “, un’arcata di pietra che supporta le abitazioni del borgo, costruite in pietra e architravi di legno.
Nella vallata sottostante scorre il fiume Sagittario, che scolpisce paesaggi di rara bellezza e forma in alcuni punti i laghi più noti d’Abruzzo.

Esplorare le stradine del centro storico alla scoperta delle peculiarità del borgo consente di osservare elementi particolari come la presenza, sui portali di molte case, di originali stemmi antichi che riproducono fiori, frutti o animali.

Il cuore del paese è raggiungibile attraverso un’ampia gradinata che parte da piazza Celestino Lupi, e giunge sino a una chiesetta romanica (una delle cinque presenti in paese), che conserva al suo interno antiche opere d’arte.

Da visitare inoltre ci sono il vecchio Municipio ottocentesco, la chiesa di San Giovanni Battista, la cui torre campanaria fu convertita in torre civica nel XIX secolo e che oggi espone la campanella originale di San Domenico, e ancora il cinquecentesco Palazzo della Cancelleria, sede dell’antica Università, adibita oggi a residenza privata.

L'eremo di San Domenico

L’eremo di San Domenico

L’Eremo di San Domenico

Una menzione speciale merita l’eremo di San Domenico, luogo sacro per eccellenza della zona di Villalago, che anticamente fu dimora del Santo.
La struttura è composta da una grotta scavata nella roccia calcarea e dalla sala principale della chiesa, cui si accede attraverso un portico impreziosito da dipinti che raccontano la vita di San Domenico Abate, creati appositamente dal pittore villalaghese Alfredo Gentile.

Reliquie e oggetti appartenuti a San Domenico sono conservati nei vari luoghi sacri del paese.

Come arrivare a Villalago

Villalago è allocata all’interno della stretta valle del Sagittario, che mette in collegamento la Conca Peligna con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Il borgo è facilmente raggiungibile con diversi mezzi di trasporto.

In treno: la stazione ferroviaria più vicina è quella di Anversa – Villalago – Scanno, ma è possibile anche scendere alla stazione di Sulmona e usufruire da li del servizio autobus che collega la stazione con il paese.

Lo storico "matrimonio villalaghese"

Lo storico “matrimonio villalaghese”

In autobus: le autolinee regionali e interregionali dispongono di varie linee che includono nel percorso Villalago e la vicina Sulmona.

In automobile: venendo da Pescara o da Roma è necessario percorrere l’autostrada A25 (Roma-Pescara) ed uscire al casello di Cocullo. A questo punto bisogna imboccare la Strada Provinciale n.479 proveniente da Sulmona, che porta fino a Villalago.
Venendo da Napoli invece, si consiglia di muoversi lungo l’autostrada A2 (Napoli-Roma) e uscire al casello di Caianello, per poi proseguire lungo la S.S.85 in direzione Venafro e successivamente lungo la S.S.17 fino al bivio per Castel di Sangro. A questo punto bisognerà imboccare la S.S.479 fino a raggiungere la destinazione.

Curiosità, eventi e prodotti tipici

Ogni anno, il 21 gennaio, l’eremo di San Domenico è meta di un pellegrinaggio religioso svolto rigorosamente a piedi. I pellegrini giungono tutti da Fornelli, comune in provincia di Isernia (Molise), le cui antiche origini sono legate alla Diocesi di Sulmona – Valva, che vi portò il culto di San Domenico.

Il gruppo di fedeli, che oscilla dai 100 ai 300 elementi, parte dal paese molisano il 19 agosto alle 22.00, percorrendo un cammino di tratturi e sentieri di montagna lungo 80 km, che tocca diversi comuni molisani e abruzzesi tra cui Cerno al Volturno, Pizzone, Alfedena, Villetta Barrea e Scanno, per giungere infine all’eremo di Villa Lago.

Durante l’estate invece, si svolge un’interessante rievocazione storica che ripropone il rito dell’arcaico “Matrimonio Villalaghese”, un evento in costume d’epoca fatto di cortei, cerimonie, danze popolari e succulenti banchetti a base di prodotti tipici del luogo.

I celebri mostaccioli di Villalag

I celebri mostaccioli di Villalago

 

La cucina villalaghese conserva ancora oggi molti dei suoi tratti distintivi, che la distinguono sul piano territoriale per la paternità di prodotti come i mostaccioli, biscotti con cioccolato, frutta secca e vino cotto, oppure le ciambelle dolci di San Domenico.

In paese pasta e pane vengono rigorosamente fatte a mano “come una volta”, e la produzione tipica riguarda soprattutto tipi di pasta fresca come i “Surgitielle”, i “Cazzillitte”, i “Maccheroni alla chitarra” e le “Sagne”, da gustare nelle trattorie del paese con legumi, sughi di carne e del buon vino rosso.

Tra gli insaccati tipici, anch’essi di produzione artigianale, si segnalano invece il “Marro”, un salame grosso fatto di fegatelli, e la “Micischia”, il cosiddetto “insaccato dei poveri” oggi difficile da trovare.