Tra le numerose aree naturali protette che costellano l’Abruzzo spiccano le Sorgenti del Lavino, situate in provincia di Pescara, per la precisione nel territorio comunale di Scafa, in località Decontra.

L’area è stata istituita come Riserva Naturale e Parco Territoriale Attrezzato nel 1987 ed è compresa in una superficie di 40 ettari.

Il parco naturale è attualmente gestito da Legambiente e dal comune di Scafa ed ospita un Infopoint che offre informazioni sulla preziosa biodiversità che popola la riserva.

La riserva prende il nome dalle sorgenti sulfuree che alimentano il fiume Lavino, sulla Majella, la “montagna madre d’Abruzzo”.

I solfati disciolti nell’acqua di queste sorgenti creano infatti un suggestivo gioco di colori che caratterizza le polle e i ruscelli che nascono qui, la cui acqua ha delle tonalità che spaziano dal verde all’azzurro intenso al turchese, donando al paesaggio un tocco suggestivo e unico.

La stessa cittadina di Scafa, comune di riferimento per il parco, prende il suo nome da un’antica imbarcazione, voluta da Gioacchino Murat per trasportare persone, animali e oggetti da una sponda all’altra del fiume Lavino.

L’ingresso del Parco si caratterizza per una vasta area verde con una zona giochi per bambini ed un’area picnic (ma ve ne sono molte altre all’interno del Parco vero e proprio).

Scorcio sulle suggestive acque del Lavino

Scorcio sulle suggestive acque del Lavino

Il fiume Lavino

Il corso d’acqua da cui la riserva prende il nome nasce nel settore settentrionale del Parco Nazionale della Majella, più precisamente nel Vallone di Santo Spirito. Dopo aver attraversato il Vallone di San Bartolomeo e il Fosso Cesano (nel territorio di Roccamorice), il torrente cresce e diviene fiume.

Dopo alcuni chilometri, all’altezza di Scafa, le acque del Lavino si riversano nel fiume Pescara, unendosi alle risorgenze sulfuree che puntellano la località Decontra.

Il fiume ha sempre avuto una portata cospicua (attualmente è di 800 litri al secondo ma in passato era ancora più intensa) ed ha costituito una risorsa fondamentale per le popolazioni autoctone. In alcune occasioni però, l’impetuosità delle acque ha causato esondazioni e danni all’agricoltura locale, tanto che nel corso del secolo scorso furono costruiti gabbioni ed altre strutture in cemento armato per arginarne la potenza.

Queste protesi contenitive oggi sono ancora visibili e in alcuni punti non sono sufficientemente integrate con l’ambiente, ma ciò non va a intaccare la bellezza del paesaggio.

Antico mulino nei pressi della riserva

Antico mulino nei pressi della riserva

Storia delle sorgenti del Lavino

Le acque del Lavino hanno sempre avuto una rilevanza storica molto importante sia per l’habitat naturale, ricoprendo un ruolo fondamentale nella proliferazione della flora e della fauna della riserva, sia per l’essere umano, che hanno utilizzato nei secoli queste acque ricche di minerali sia per irrigare i campi che per alimentare quattro centrali idroelettriche, una segheria e ben cinque mulini a palmenti costruiti nel XVII secolo, di cui resta un’importante testimonianza.

Ancora oggi è infatti possibile visitare il Mulino Farnese, unica costruzione sopravvissuta e funzionante fino a pochi anni fa. La struttura ospita al suo interno tre coppie di macine, allocate al pian terreno, attivate da un sistema orizzontale. Le tre macine erano dedicate alla frantumazione di cereali diversi: grano, granone e le cosiddette “misture”, dei mix di cereali diversi come ad esempio orzo, segale e granturco.

La farina ottenuta veniva convogliata in una grande vasca in legno  allocata proprio di fronte alle macine.

Fonti storiche accreditate raccontano parecchie storie su questo mulino e sui cosiddetti “molinari”, spesso considerati dei truffatori in quanto rei di sottrarre ai contadini parte del frumento consegnatogli per la macinatura, restituendo loro quantitativi di farina inferiori a quelli pattuiti.

Flora e Fauna delle Sorgenti del Lavino

La riserva naturale è caratterizzata dalla forte presenza di alberi della famiglia dei Salici e dei Pioppi: Salice Bianco, Salice Fragile, Pioppo e Nero e Pioppo Bianco sono protagonisti del paesaggio, puntellato inoltre da esemplari di Biancospino, Tife, Roverella, Giunco, Carpino, Robinia e Acero campestre.

Un esemplare di Gallinella d'Acqua

Un esemplare di Gallinella d’Acqua

Tra i fiori spiccano invece il Ciclamino, la Ginestra e la Pervinca.

La fauna tipica del luogo  è caratterizzata dalla presenza della Gallinella d’acqua, della Ballerina Gialla, dell’Usignolo di fiume e del Martin pescatore.

La Faina, la Volpe, il Tasso e la Donnola animano invece le notti della riserva, durante le quali escono dalle loro tane in cerca di cibo.

Visitare la riserva “Sorgenti del Lavino”

Il parco è attraversato da una rete di sentieri di difficoltà variabile, adatti sia ai neofiti dell’escursionismo che ai camminatori esperti. L’accesso alla riserva può avvenire in qualsiasi momento dato che il viottolo d’ingresso, lungo un centinaio di metri, si trova sulla strada provinciale che da Scafa conduce alla località di Decontra

Per maggiori informazioni e per prenotare visite guidate alla scoperta delle bellezze naturali del Lavino si consiglia di contattare la delegazione abruzzese di Legambiente, nella persona del Presidente Rocco Barbarossa, all’indirizzo email [email protected] .

Come arrivare alle sorgenti del Lavino

La riserva è facilmente raggiungibile con ogni mezzo di trasporto.

Venendo in automobile da Roma e da Pescara, bisogna imboccare l’autostrada A25, fino all’uscita di Alanno-Scafa.

A quel punto bisogna svoltare a sinistra in direzione “Decontra” (è una frazione di Scafa che dista più o meno 4 chilometri dal casello) e seguire l’apposita segnaletica.